Manifestare è un diritto... mai lanciare le pietre, lanciamo il cambiamento!


Rabbia, disperazione, impossibilità di leggere tra le pagine economiche un futuro luminoso. Tutto ciò porta la gente in piazza, davanti al posto di lavoro che d’improvviso gli viene tolto, davanti agli uffici di chi dovrebbe trovare una soluzione alla precarietà che ormai è sinonimo della vita della maggior parte degli italiani, giovani e meno giovani, single o padri di famiglia. Le immagini degli scontri tra manifestanti e forze di Polizia, impegnate per garantire la sicurezza in ogni luogo pubblico in cui si accende una manifestazione, fanno discutere. 

C’è chi accusa la Polizia di troppa violenza, chi se la prende con le persone che decidono di mettersi in prima linea per portare avanti una protesta, in cui vedono l’unica azione utile ad ottenere giustizia sociale, e si fa un gran “bla bla bla”. In molti non considerano che, durante una manifestazione, non esistono “buoni” e “cattivi”, “giusti” e “ingiusti”, ma solo persone. I lavoratori sono persone, i poliziotti sono persone, persino chi decide dove tagliare le spese di un’azienda o di uno Stato, è una persona (anche se a volte si è portati a interrogarsi sulla sua umanità). Le persone sbagliano. E quindi sbagliano i poliziotti, i civili e i governi. 

E’ assurdo incitare una parte o l’altra a schierarsi nell’opposta posizione, proprio perché non andrebbero contrapposte, mai. Uomini, donne, poliziotti, civili e politici, dovrebbero lavorare, cooperare, per lo stesso fine: l’Italia. Quindi, di fronte a immagini che troppo spesso vengono utilizzate, abusate, per far infuriare la massa pro o contro una qualsiasi causa, bisogna riflettere sulla spinta che porta ad agire, chiunque appartenga ad una categoria. Ci sono gli “erranti” in essenza, e sono queste le persone che vanno individuate ed allontanate. Chi va manifestare con il cappuccio in testa, la sciarpa sul volto e il sasso in tasca, è un codardo. Chi ci spinge ad individuare nel poliziotto il “nemico”, è un codardo ed anche un bugiardo, perché la protesta vera, onesta, ha un volto e un nome, anche un urlo lanciato con forza, ma non ha timore di mostrarsi e non usa violenza contro chi sta rappresentando lo Stato che, anche se ce ne dimentichiamo, siamo NOI. Allo stesso modo, chi rappresenta lo Stato ed abusa della sua funzione per sfogare sentimenti provocati da altro, che non vale la pena analizzare, va individuato e punito. Non merita di indossare una qualsiasi divisa, e non ci rappresenta ma, anzi, offende la nostra bandiera. 

Gli italiani devono imparare anche a manifestare, e scegliere con chi farlo, spingendo le così dette “frange estremiste” violente, fuori dal cerchio. Il poliziotto che c’è davanti a noi, come chiunque altro, molto probabilmente condivide i motivi delle nostre proteste, ma la sua funzione è garantire che non degenerino. Non gli si può chiedere di passare dalla parte di chi protesta, fin quando tra i protestanti ci sarà chi non è lì per il paese, o per una causa, ma solo per lanciare sassi. 

Chi ha governato ed ha rubato, merita di essere punito, chi ha governato e sbagliato, di non fare più parte dei nostri esecutivi. Non li si caccia via a suon di sassate, ma con i voti. Li si manda via invocando e pretendendo referendum, ed informandosi sui programmi delle realtà alternative, sceglierle e votarle. E’ così che si cambiano le cose.