Il prodotto "Made in Italy" deve essere realmente "Fatto in Italia"! occorrono puntualizzazioni sulla denominazione...

Nonostante il mercato interno soffra pesantemente la recessione generata dalla mancanza di una corretta e stimolante politica industriale, Il "Made in Italy" sta diventando sempre di più sinonimo di garanzia di qualità nel mondo. La produzione e le esportazioni dell'agroalimentare crescono, i fatturati aumentano. Però soprattutto in questo momento, quando anche la concorrenza di altri paesi esteri comincia a diventare qualitativamente più forte, è bene andare a sciogliere tutti quei nodi che per anni si è fatto finta di non vedere e che ora rischiano di danneggiarci. 

Purtroppo nonostante i distretti agroalimentari stiano puntando molto sul food Made in Italy, la sua regolamentazione sembra avere delle contraddizioni. Infatti, alcuni prodotti sono 100% italiani se fatti con articoli italiani, es. l'olio di oliva, mentre altri invece assumono la denominazione italiana se trasformati in Italia. Questo è uno, tra i problemi da risolvere che deve caratterizzare e garantire il “Fatto in Italia”.

Per quanto riguarda la definizione di prodotti made in Italy noi sosteniamo "ed altrimenti non potrebbe essere", che può definirsi "Made in Italy" tutto ciò che è prodotto in Italia a partire dalla materia prima, fino al luogo di confezionamento del prodotto finito. 

La normativa sicuramente non ci aiuta, però per l'olio d'oliva, con anni di battaglie sindacali, si è affermato il principio che si può chiamare olio italiano solo se le olive sono prodotte e molite in Italia e l'olio è imbottigliato in Italia. Questa vittoria apre le porte e ci da la forza per chiedere e sostenere che gli stessi principi valgano per tutti gli altri prodotti, ad iniziare dalla pasta, dal nostro amato pane, etc. Quello che manca è una strategia nazionale che punti alla salvaguardia e alla promozione del "Made in Italy" che si realizzi attraverso una lotta seria e forte alle frodi e alle sofisticazioni, grazie a diffusi ed incisivi controlli della materia prima in arrivo e dei prodotti d' importazione. 

Manca il contrasto a quella che possiamo definire l'economia "dell'inganno" a danno degli agricoltori e dei consumatori. Inoltre il continuo cambiamento dei governi e dei ministri agricoli non ha contribuito a migliorare la situazione, basti pensare che negli ultimi sei anni sono cambiati sei ministri dell'agricoltura.